CALCIO
PROPOSTA DI DIRETTIVA
12 Maggio 2022 - 05:20
STRASBURGO - Flessibilità, efficienza, reperibilità 24 ore su 24: è così che lo sviluppo di nuove tecnologie sta cambiando il mercato del lavoro, un mutamento accelerato dalla pandemia che ha reso capillare il ricorso allo smart working.
Nel 2019 solo il 5% degli europei lavorava da remoto. Appena un anno dopo, a causa dei lockdown decisi per arginare la diffusione del Covid, la percentuale di lavoratori in smart working era schizzata al 40% e il mercato del lavoro entrava di prepotenza nell’era digitale. Una sfida gravida di opportunità e rischi che l’Ue deve ora affrontare fissando delle regole che tutelino i lavoratori.
Uno degli aspetti più controversi legato alla diffusione del telelavoro e di altre forme ibride, è l’emergere di quella che il Parlamento europeo ha definito «una cultura della reperibilità continua», il fatto cioè che i lavoratori siano facilmente raggiungibili in qualsiasi luogo e a qualsiasi ora, anche fuori dall’orario lavorativo.
Per questo l'Eurocamera ha chiesto che la Commissione formuli una proposta di direttiva, in corso di elaborazione, per stabilire condizioni minime a tutela del diritto alla disconnessione. «Un diritto fondamentale che costituisce una parte integrante dei nuovi modelli di lavoro nella nuova era digitale», ha sottolineato l’europarlamentare Alex Agius Saliba, relatore della risoluzione.
Nella maggior parte degli Stati europei, l’esercizio del diritto alla disconnessione, che consente ai lavoratori di non rispondere più a mail, messaggi e telefonate fuori dal proprio orario di lavoro, non è regolato.
L’Italia è tra i pochi Paesi che, oltre ad aver disciplinato lo smart working, ha regolamentato anche la disconnessione. «Lo smart working può migliorare la produttività, il salario, la flessibilità e incoraggiare un buon equilibrio di vita» ha spiegato il commissario europeo al lavoro, Nicolas Schmit.
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