SOS ACQUA
23 Marzo 2021 - 07:00
VOGHERA, 22. — Michele Sindona è morto. Alle 14,12 ha smesso di funzionare anche il cuore, l'unico organo che aveva resistito alla folgorazione da cianuro. Il monitor alle 13,54 segnalava la crisi cardiaca. Pochi minuti dopo il decesso. Accanto a Sindona c'erano la moglie Caterina, il figlio Marco con la fidanzata, il fratello Eugenio e solo più tardi arrivava l'altro figlio Nino che aveva vegliato per tutta la notte al capezzale del padre morente.
Nella sala mortuaria ingresso consentito solo ai parenti. Era come se Michele Sindona fosse ancora in vita: i carabinieri con il mitra in mano davanti alla porta. Nel giro di 12 ore si svolgerà l'autopsia, seguiranno i funerali non appena la magistratura lo consentirà.
Questa mattina intanto il sostituto procuratore generale della repubblica di Milano Simoni, a cui l'inchiesta sul delicato caso è stata affidata per avocazione, ha cominciato nel supercarcere di Voghera gli interrogatori del personale di custodia che era a contatto con l'illustre ospite, nelle intenzioni delle autorità «superprotetto».
Tutti sono stati sentiti in qualità di testimoni e a questo proposito il procuratore del capoluogo lombardo ha escluso insieme a Simoni l'invio di comunicazioni giudiziarie.
Omicidio o suicidio? «È prematura ogni ipotesi. Non abbiamo ricevuto l'esito delle perizie». Tutto qui. Il resto non si sa. Comunque anche nel caso che dagli atti istruttori della giornata fosse emerso qualche elemento particolarmente utile è chiaro che resterebbe rigorosamente top-secret.
I familiari dell'ex «mago della finanza» si sono chiusi in un rigoroso silenzio fatta eccezione per Nino Sindona. La moglie di «don Michele» signora Caterina si è limitata a mormorare «sciacalli» a due fotoreporter che erano riusciti a ritrarre il cadavere del marito. Il figlio Marco all'avvicinarsi di un registratore alla domanda: cosa prova? ha allontanato l'apparecchio coprendosi la fronte con la mano destra e mormorando: «Niente».
Nino, invece, ad un certo punto della nottata passata accanto al papà, uscito per fumare una sigaretta parlava con i giornalisti facendo capire di essere maggiormente convinto della tesi dell'omicidio ma di non escludere a priori soluzioni diverse. «Quando mio padre tentò di uccidersi in America inviò tre lettere ai familiari. Se è così l'avrà fatto anche adesso e allora entro martedì o al massimo mercoledì dovrebbero arrivare. In caso contrario, propendo per il delitto e penso che l'ordine sia venuto dallo stesso personaggio che fece uccidere Ambrosoli. Un personaggio potente al punto da fare accusare mio padre e ad eliminarlo adesso per paura che al processo di appello potesse saltar fuori la verità».
Nino Sindona, aggiungeva infine che a suo dire il padre «non porta con sé nella tomba, né misteri, né dossier, come scrivono i giornali. Michele Sindona era un uomo onesto e a me ha insegnato ad essere onesto...».
Questa è una delle ultime foto di Sindona vivo. È stata scattata in una delle ultime udienze del processo per l'uccisione dell'avv. Ambrosoli (ANSA foto)
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