«Per me il teatro è come l’acqua per i pesci» diceva Paolo Grassi. Svolgo il ruolo di critico teatrale e questo condiziona anche il mio compito di cronista. Tutto, per me, si riconduce al teatro e non solo quando sono chiamato a testimoniare l’effimero dell’andare in scena. Per me è teatro il racconto che costruisco nel narrare la vita culturale della città, nel documentarne il racconto che Cremona fa di sé attraverso le sue feste, le sue tradizioni e manifestazioni. Le voci della scuola: da quelle argentine dei bimbi agli sguardi gravidi di futuro degli studenti sono gli attori di una vita di cui mi faccio testimone. Ma alla fine torno sempre a teatro, sulla poltroncina rossa per raccontare il disvelarsi del reale, ogni giorno, in cerca di un bandolo di quella matassa che si chiama vita.