CALCIO
05 Aprile 2022 - 05:20
Kirill, Olha e Vita con in braccio Roman e Kseniya Forte a Torre de’ Picenardi
TORRE DE' PICENARDI - Lei russa, loro ucraini. Tutti sotto lo stesso tetto. Un gesto di pace e fratellanza che arriva da Torre de’ Picenardi dove Kseniya Forte ospita Vita 35 anni, i figli Roman e Kirill di 2 e 9 anni, e la suocera di Vita, Olha, di 60 anni. «Lo faccio — dice Kseniya — per fare qualcosa di concreto. Russi e ucraini sono popoli fratelli e le parole e i commenti su quello che sta succedendo li lascio ai social. Faccio parte di alcune chat di russi che vivono in Italia e in Europa e dove sono iniziate a circolare richieste sulla disponibilità a ospitare i profughi. Ho dato la mia disponibilità e dopo 10 giorni dallo scoppio della guerra mi hanno chiesto aiuto. C’era una famiglia in arrivo da Kryvyj Rih, la città dov’è nato il presidente Volodymyr Zelensky».
Vita e un’amica erano partite dalla città diverse ore prima e giunte in Italia si sono divise: un gruppo a Desenzano del Garda, l’altro a Torre de’ Picenardi. «Questo gesto mi sembra un ottimo esempio anche per i miei figli — Nicole di 13 anni e Leonardo di 9 —. Ne abbiamo parlato, li ho coinvolti, ho spiegato loro la situazione e ho chiesto cosa ne pensavano, ma Nicole e Leo hanno capito e accettato subito la situazione e non hanno esitato un attimo a dirmi di sì». Le due famiglie hanno vissuto paura e panico sotto i bombardamenti russi che hanno preso di mira soprattutto l’aeroporto.
«L’amica di Vita ha parenti a Desenzano, Vita non sapeva dove andare, ma grazie alla solidarietà della rete in poche ore è arrivata a casa mia. Sono qui da qualche giorno e parliamo in russo, perché molti ucraini lo sanno, mentre pochi russi conoscono l’ucraino. Il marito di Vita e un fratello stanno per essere arruolati nell’esercito e il loro desiderio è tornare al più presto a casa per rivederli. Per ora riescono a sentirsi, ma una volta nell’esercito le comunicazioni si interromperanno».
Intanto il paese ha mostrato il volto bello e solidale che solo le piccole comunità riescono a esprimere. «Sono commossa dall’aiuto che sto ricevendo da Torre. I torrigiani ci stanno aiutando molto e ci portano alimentari, vestiti, denaro. Quando incontrano Vita e Olha in paese offrono mazzi di giacinti e narcisi per ricordare i colori della bandiera ucraina. I negozi hanno aperto un conto per loro, così possono fare la spesa e acquistare quello di cui hanno bisogno. Altri supporti fondamentali che abbiamo ricevuto sono arrivati dal parroco don Claudio Rossi e dai genitori dei compagni di classe di Nicole e Leonardo. Sono tutti gesti che mi hanno commosso molto».
Tra un recente passato tragico e un futuro incerto, si incunea il presente fatto di ansia e angoscia. «Adesso — conclude Kseniya — ho qualche progetto in testa. Primo fra tutti un corso di italiano per gli ucraini. Ho già ricevuto la disponibilità di Ornella Debeni, insegnante elementare in pensione, e di Nicole, che sapendo perfettamente italiano e russo, si è proposta come ‘mediatrice culturale’. Inoltre vorrei organizzare, grazie alla comunità russa in Italia, una serie di attività e laboratori per i bambini per far passare del tempo insieme ai piccoli russi e ucraini. Magari i genitori dei russi potrebbero pagare una quota che copra anche gli ucraini in una sorta di ‘contributo solidale’ e trasmettere il messaggio che tanti russi, in Italia, in Europa e anche in Russia, stanno aiutando gli ucraini».
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