CALCIO
06 Aprile 2022 - 05:30
Il dibattito sui crimini di guerra commessi dai soldati di Putin in Ucraina si arricchisce ogni giorno di nuovi capitoli e nuovi orrori. Foto, video e testimonianze shock raccontano atrocità talmente spaventose da sembrare inventate. Ed è esattamente qui, in questo momento preciso, che la storia si incrina e a ognuno di noi viene richiesto uno scatto in avanti, un sforzo in più, una reazione contronatura per evitare di cadere nella trappola dell’orrore e della disinformazione.
La nostra mente - si sa - è costruita per rimuovere i dolori più grandi. Addirittura esiste un meccanismo neurologico - la sincope vasovagale - che per difendere cuore e cervello da dolori troppo forti o da insopportabili stress emotivi arriva a metterci in stand by per qualche secondo, letteralmente ci fa svenire o perdere conoscenza. È un prezioso sistema di autodifesa dell’organismo, lo stesso istinto che ci spinge a coprirci gli occhi se - mentre guardiamo un film alla tv - appare una scena troppo cruda o di eccessiva violenza. Siamo comodamente seduti sul divano di casa, sappiamo che si tratta di una finzione - che non vediamo sangue vero, ma solo un liquido rosso creato dal mago degli effetti speciali (un tempo bastava il pomodoro…) - eppure distogliamo lo sguardo.
Nel mondo di cartapesta ci sta, anche se vien da chiedersi quale assuefazione finiscano per produrre alla lunga quelle inutili e violentissime scene sulla nostra psiche e - ancor più - su quella dei nostri figli; le cose cambiano quando dal cinema si passa alla realtà.
Di fronte alle autentiche atrocità della guerra gli occhi non bisogna chiuderli, ma sgranarli, perché solo la consapevolezza dell’orrore può spingerci a dire basta, a reagire, a mobilitarci sul piano individuale e collettivo. Altrimenti, la rimozione della verità non è più una legittima forma di autodifesa, ma diventa vigliaccheria, omissione di soccorso, codarda fuga dalla realtà.
Un po’ quello che successe nel ventesimo secolo con l’Olocausto: possibile che nessuno vedesse o sapesse? Possibile che nessuno si chiedesse che fine facessero tutte quelle persone caricate nei vagoni di un treno diretto in una sola direzione, sempre e soltanto verso i campi di concentramento e mai verso l’uscita o la libertà? Certo, la razionalità impedisce di pensare che si possa davvero pianificare di sterminare un intero popolo nelle camere a gas, ma la storia dimostra che l’impossibile… è successo!
Così come in tempi più recenti è successo davvero che un gruppo di terroristi dirottasse due aerei dì linea e li lanciasse come proiettili contro i grattacieli più alti del mondo, fino a farli crollare in un inferno di polvere e di cristallo. Purtroppo, il Male non ha limiti, sa andare oltre ogni umana immaginazione. Il dovere del Bene è respingere le sue narrazioni di comodo, la propaganda di chi vorrebbe spostare la responsabilità dei fatti dai carnefici alle vittime.
Le cause della crisi ucraina sono molteplici, a monte di un conflitto la ragione non è mai da una parte sola, ma su chi sta sbagliando a Mariupol, a Kharkiv e a Bucha (una città grande come Crema diventata cimitero a cielo aperto) non ci sono dubbi. Non possono esserci. Né si può voltare lo sguardo e fingere di non sapere. Non lo può fare l’Europa, non lo può fare l’America, non lo possono fare la Cina e gli altri interessati “amici” di Putin. Perché, davvero, c’è un limite a tutto. Business is business, ma non a qualsiasi costo. Per quanto rilevante possa essere, non esiste interesse economico che valga la dignità della razza umana.
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