CALCIO
11 Maggio 2022 - 05:30
Maria Garbelli, Guido Guidesi, Gian Domenico Auricchio, Francesco Buzzella e Stefano Fugazza
MILANO - A dispetto della difficile congiuntura internazionale, con la crisi geopolitica e i collegati aumenti dei prezzi delle materie prime e dell’energia che rappresentano inevitabili fattori di freno, sostenuta dal forte portafoglio ordini (sia estero che nazionale) la produzione industriale lombarda (e cremonese) tiene: il 2022 è iniziato con il piede giusto. Risultati in crescita, secondo i dati di Unioncamere Lombardia, nel periodo gennaio-marzo 2022, con la produzione in salita dell’1,8% rispetto al trimestre precedente. In confronto al primo trimestre 2021, invece, è stato segnato un +11,2%, con la variazione non più falsata dai risultati del 2020 legati al lockdown imposto dal Covid e dalla conseguente caduta della domanda. E se il segno più è sostanzialmente esteso a quasi tutti i comparti, a fare ancora da traino al recupero produttivo sono in particolare gli ordini esteri, cresciuti del 4 % rispetto al trimestre precedente. Positivi anche la domanda interna (+2,7%) — anche se l’intensità della crescita si riduce — e i risultati delle aziende artigiane manifatturiere, che segnano un +2% congiunturale e un +9,6% tendenziale.
Crescono maggiormente in questo trimestre i settori del comparto moda (abbigliamento, pelli-calzature e tessile) ma scontano gap significativi da recuperare rispetto al dato medio. Rimane alta l’attenzione sui prezzi per i rincari di beni energetici, delle materie prime e componenti varie. Rispetto al I° trimestre 2021 i prezzi delle materie prime sono cresciuti mediamente del 57,6% per le imprese industriali e del 76,8% per le artigiane. Persistono difficoltà di approvvigionamento con rallentamenti e interruzioni delle catene di fornitura.
«I dati sono positivi e di tenuta del nostro sistema manifatturiero pur registrando un rallentamento della crescita — commenta l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Guido Guidesi —. Il sistema Lombardo tiene e lo fa bene, affrontando anche fattori negativi di influenza esterna; tra questi continuiamo a ribadire la necessità di interventi ulteriori a livello sovraregionali, centrale ed europeo, sia per la calmierazione dei costi energetici e sia per i rincari. Sarà molto utile affrontare con pragmatismo e realismo i temi del credito e della liquidità alle imprese su cui abbiamo già avanzato proposte concrete, poi condivise con le altre regioni. Si tratta di proposte necessarie al continuo sostegno alle imprese e per cui anche al lavoro».
Gian Domenico Auricchio, presidente di UnionCamere Lombardia e commissario straordinario della Camera di Commercio di Cremona, aggiunge: «Per la produzione lombarda il quadro congiunturale di inizio 2022 è dinamico ma in un contesto nuovo e difficile caratterizzato da forti rischi geopolitici e gravi ripercussioni su imprese e consumi. I risultati positivi sono sostenuti da portafogli ordini ancora ai massimi: per la maggior parte dei settori il problema non sembra essere la domanda, ma una capacità produttiva ostacolata da carenza di materiali e componenti e prezzi dell’energia crescenti. Gli imprenditori reagiscono a queste difficoltà con aspettative ancora positive per il prossimo trimestre, ma in netto peggioramento riflettendo le loro preoccupazioni».
Il presidente di Confindustria Lombardia, Francesco Buzzella, è cauto: «La positività complessiva dei dati non deve illudere: a inizio 2022 assistiamo a un trascinamento della fortissima crescita registrata negli ultimi trimestri del 2021 e gli effetti del conflitto in Ucraina si stanno traducendo in una forte incertezza e volatilità che rappresentano i due principali nemici dell’impresa — analizza Buzzella —. I segnali di uno scenario in peggioramento del quadro economico lombardo sono innanzitutto nell’indice delle scorte di magazzino: -7,5% le materie prime e -6,8% dei prodotti. Questo significa che, esaurite le scorte, i costi delle produzioni in corso sono direttamente correlati ai prezzi attuali dei materiali (+74,3% economie di scala, settori tradizionali +57%, alta tecnologia +41,2%) oltre che alla volatilità dei costi dell’energia. I margini che l’industria aveva risultano quindi tutti assorbiti e a questi livelli di prezzo si può resistere 3 mesi, oltre i quali vi è una tempesta all’orizzonte. In questo quadro va riconosciuta agli imprenditori lombardi una sorprendente capacità di adattamento nel lavorare con un orizzonte di brevissimo termine».
A livello nazionale il Centro Studi di Confindustria ha già rilevato un calo congiunturale della produzione industriale (-1,6%) nel 1° trimestre e stima per il 2° trimestre un -2,5%.
«L’allarme per l’industria nasce soprattutto dall’essere svantaggiati rispetto ai competitors di fronte agli shock asimmetrici a cui siamo sottoposti a causa del caro energia, delle difficoltà di approvvigionamento e delle sanzioni: in merito gli imprenditori italiani da due mesi ormai chiedono a gran voce un tetto al prezzo del gas sul modello di Spagna e Portogallo».
Il mercato del lavoro lombardo, infine, conferma l’ottimo trend dell’occupazione regionale, con l’assorbimento quasi totale della CIG e l’aumento congiunturale dello 0,7%. «Ma si avvicina sempre più al punto di paradosso – ampiamente anticipato da Confindustria – nel quale le imprese hanno difficoltà a reperire le professionalità ricercate» conclude Buzzella.
Le aspettative delle aziende per il prossimo trimestre, però, si fanno più caute. Rimangono in area positiva per l’industria ma i saldi si riducono per tutte le variabili. Tra gli artigiani, invece, si fa già strada il segno negativo, più intenso per produzione, fatturato e ordini interni. La maggior parte dei settori industriali aprono il 2022 ancora con significativi incrementi tendenziali dei livelli produttivi.
Il fatturato a prezzi correnti dell’industria segna un buon risultato tendenziale (+19,1%) e un incremento un trimestre precedente dell’1,7%. Va considerata la dinamica dei prezzi dei prodotti finiti, cresciuti del 10% rispetto al trimestre precedente. I prezzi delle materie prime presentano una dinamica congiunturale in continuo e forte rialzo. Per l’industria, dai primi segnali d’incremento di fine 2020 (+2,1%). L’artigianato mostra una dinamica simile passando dal +2,6% di fine 2020 al +19,8% del primo trimestre del nuovo anno.
Per l’industria il saldo è positivo (+0,7%) grazie a un maggior incremento del tasso d’ingresso e una stabilizzazione del tasso d’uscita. Diminuisce il ricorso alla Cig: la quota di aziende che dichiara di averla utilizzata scende al 6,1% e la quota sul monte ore rimane a livelli minimi (0,5%). Saldo occupazionale positivo anche per l’artigianato (+0,4%) grazie a una diminuzione del tasso d’uscita. Il ricorso alla CIG è in diminuzione: solo il 3,0% delle aziende dichiara di aver utilizzato la cassa integrazione e la quota sul monte ore scende allo 0,3%.
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