CALCIO
05 Marzo 2021 - 07:00
TORINO, 4 marzo — La sera del 21 novembre 1945 Giovanni D'Ignoti, di 25 anni; Giovanni Puleo, di 33, e Francesco La Barbera, di 27 anni, capeggiati da tale Pietro Sala detto Francesco Saporito, entravano nella cascina dell'avvocato Gianoli presso Villarbasse, e, a mano armata, gli intimavano di tirare fuori il milione che supponevano egli avesse. Caduta la maschera ad uno dei banditi, questi veniva riconosciuto dalla domestica. Le dieci persone che si trovavano nella cascina furono allora trucidate e gettate in un pozzo.
Stamane, alle 7,40, al Poligono di tiro delle Basse di Stura, sono stati fucilati i tre assassini responsabili dell'eccidio di Villarbasse: Puleo, D'Ignoti e La Barbera. Poco dopo le 4 il Procuratore della Repubblica, accompagnato dal direttore delle carceri e dal cappellano è entrato nella cella dove i condannati attendevano da vari giorni l'espiazione della loro colpa dando l'annuncio del rigetto della grazia e della imminente esecuzione.
I condannati hanno accolto l'annuncio con relativa calma e con contegno rassegnato; verso le 7 sono stati fatti salire nel furgone ammanettati e legati l'uno all'altro; un autocarro di carabinieri seguiva il furgone e poco discoste erano le macchine dei giornalisti e dei fotografi.
Trentadue militi della Celere erano sul posto, ognuno armato di moschetto, ogni moschetto un caricatore. La metà degli agenti aveva le pallottole caricate a salve, nessuno deve avere la certezza che ha sparato e ucciso, sia pure un delinquente macchiato di sangue.
Al Poligono, rapidamente si sono svolte le ultime formalità. Fatti salire su tre sedie infisse nel terreno la schiena rivolta al plotone di esecuzione, gli occhi bendati con una pezzuola bianca, i tre hanno ricevuto gli ultimi conforti dal cappellano mentre il plotone di esecuzione si disponeva in ordine dietro di loro. Un comando breve, una scarica simultanea e giustizia era fatta.
E il quarto — e maggiore — complice dell'eccidio di Villarbasse? Pietro Sala si era rifugiato al natio Mezzojuso e qui fu «giustiziato» dai suoi stessi conterranei. Il suo cadavere fu trovato, in un boschetto, vicino al paese e venne riconosciuto dai parenti.
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