CALCIO
12 Marzo 2021 - 07:00
MADRID — Erano appena passate le 7.30 di ieri mattina quando si è scatenato l'inferno a Madrid: in poco meno di trenta minuti, dieci bombe sono esplose su quattro treni di pendolari, mentre si avvicinavano o erano già arrivati in tre stazioni della capitale. Il bilancio della serie di attentati è per ora di 192 morti e oltre 1.400 feriti, il più pesante nella storia del Paese e nell'Europa del dopoguerra. Nelle stazioni di Atocha, El Pozo e Santa Eugenia, le esplosioni — fra i dieci e i quindici chili di dinamite e nitroglicerina in ogni ordigno — hanno seminato la morte, il caos e la confusione. Sconvolgenti le prime testimonianze dei sopravvissuti: le bombe, nascoste in bagagli, hanno colpito treni strapieni nell'ora punta di arrivo dei pendolari in città. Ma tutto indica che in realtà gli attentati erano stati concepiti per fare ancora più morti: le bombe piazzate su due treni in arrivo ad Atocha non sono esplose nello stesso momento. Se lo avessero fatto, probabilmente sarebbe crollata una parte della stazione, uccidendo ancora più persone. Inoltre, tre bombe che sono state fatte brillare dagli artificieri della polizia erano state preparate per esplodere dopo le prime dieci, in quello che viene definito l'effetto-trappola.
Al Qaeda rivendica e minaccia
ROMA — L'indice resta puntato sull'Eta, ma con il passar delle ore emergono dubbi sulla matrice basca delle stragi di Madrid. In particolare dopo che in un furgone nella città di Alcalà de Henares, vicino alla capitale e luogo da dove sono partiti i treni colpiti, sono stati trovati sette detonatori e alcune audiocassette con versetti del corano in Arabo. E dopo che in serata il quotidiano in lingua araba 'Al Quds al-Arabi' ha affermato che una presunta lettera di al Qaeda rivendica gli attentati, definendoli attacchi contro i «crociati» e «Operazione treni della morte».
«Siamo riusciti a infiltrarci nel cuore dell'Europa crociata e abbiamo colpito una delle basi dell'alleanza dei crociati», è scritto nella lettera, la cui autenticità non è stata verificata, e che porta la firma delle 'Brigate Abu Hafs al-Masri'.
In un passaggio, rivolgendosi al primo ministro spagnolo Jose Maria Aznar, gli autori del testo chiedono: «Aznar, dov'è l'America? Chi vi proteggerà — Gran Bretagna, Giappone, Italia e gli altri — da noi?».
Coro di sdegno in tutto il mondo. Anche a Cremona le bandiere a mezz’asta
«La notizia di questa strage catastrofica provoca in tutti sdegno e dolore e chiede l’unità delle istituzioni e dei cittadini per combattere il terrorismo che si rivela davvero il pericolo più grave per la nostra società». Così il prefetto Oreste Iovino commenta i fatti spagnoli. Aggiunge: «Pari sdegno ho provato, ma credo che sia comune a tutti gli italiani, di fronte alla uccisione dei nostri militari a Nassiriya». Da ieri, su disposizione del Viminale, Questura e comando dell’Arma hanno potenziato l’attività di controllo.
«Ho visto l’inferno di Madrid»
Il racconto di Silvano Bonezzi, cremonese da 41 anni in Spagna
«Sono sconvolto, qui lo siamo tutti. In quarant’anni non avevo mai visto nulla di simile. Adesso non so cosa potrà succedere». A poche ore dall’inferno che ha sconvolto Madrid, Silvano Bonezzi lo racconta al telefono della sua abitazione, a circa 6 chilometri dal 'ground zero' di Atocha.
75 anni, cremonese che ha girato il mondo come dirigente Ocrim, Bonezzi ha saputo dell’attentato dalla tv. «Abitiamo lontano dai luoghi delle bombe, non ci eravamo accorti di niente», spiega.
Anche se un brutto segnale era arrivato già con i giornali del mattino. «Segnalavano il rischio di un attentato dell’Eta in vista delle elezioni di domenica; qualcosa era nell’aria, ma non avremmo mai pensato ad una tragedia di queste dimensioni». Che invece entra in tutte le case attraverso il piccolo schermo, «prima il TG1 della Rai, poi quello spagnolo».
Sono da poco passate le 8 quando arrivano le immagini dell’apocalisse. «Mia figlia abita in questo stesso edificio, era appena uscita di casa per andare al lavoro». Per Bonezzi sono momenti terribili, finchè riesce a contattarla sul cellulare: è distante dai posti della tragedia, poi sarà lei a temere per due colleghe che arrivano al lavoro con due ore di ritardo, bloccate da una città paralizzata e sconvolta. «La zona di Atocha - stazione centralissima a 300 metri dal Prado - è off limits. Non si passa. Ma la gente ha reagito con compostezza e responsabilità; manifestando solidarietà alle famiglie colpite (ieri in tanti si sono ritrovati in piazza alla Puerta del Sol), e facendo a gara in una commovente corsa contro il tempo per donare sangue ai feriti. I miei nipoti, nati a Madrid, sono andati subito».
Reagisce col cuore la Spagna. Bombardata da trasmissioni no stop che scandiscono le ore nel segno dello strazio. «Ho appena visto in tv un servizio sui soccorritori: si avvicinano ai morti e sentono i loro cellulari suonare ancora, per poi 'spegnersi' insieme alla speranza».
E il disastro poteva avere proporzioni maggiori, «solo un miracolo ha impedito che due treni saltassero in aria insieme proprio dentro alla stazione». Bonezzi conosce molte persone a Cremona (dove vivono i parenti e ha giocato nei ragazzi grigiorossi insieme a Vivolo), e moltissime in Spagna: a Madrid guida la scuola italiana, la società italiana di beneficienza, è consigliere della camera di commercio italo - spagnola. Lo hanno chiamato in tanti, con lo stesso perchè senza risposta. «Oggi siamo tutti in lutto».
Sospesi la campagna elettorale e gli spettacoli, niente trasmissioni 'leggere' in tv, solo informazione o silenzio. E domenica si vota... «Si vota, certo. Ricominciamo da qui».
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